La definizione di “Fegato Grasso” risale agli albori della Storia della Medicina; questa immagine, inizialmente anatomica, era poi divenuta sinonimo nella cultura popolare di mal di fegato dovuto, a guisa di punizione quasi sovrannaturale, agli stravizi alimentari compiuti a tavola e soprattutto all’abuso di bevande alcoliche.

La Steatosi Epatica di origine alcolica è stata codificata anatomicamente e funzionalmente da oltre un secolo e rappresenta purtroppo ancora oggi una realtà patologica osservata con frequenza in soggetti anche di giovane età.

Nel corso degli ultimi decenni si è venuta a concretare la conoscenza di un quadro patomorfologico di Steatosi Epatica non correlata al consumo di alcool, patologia i cui lineamenti clinici e laboratoristici sono stati delineati compiutamente una ventina di anni or sono quando vennero coniate le definizioni di NAFLD e NASH.

La NAFLD ( Epatopatia Steatosica non alcool correlata) è caratterizzata dall’accumulo di lipidi, soprattutto trigliceridi, all’interno dei vacuoli degli epatiti (almeno 5%) senza segni istologici di infiammazione, cioè epatite, ad eziologia multifattoriale (vedi tabella 1.1) e potenzialmente regredibile.

Si tratta quindi di un processo benigno la cui prognosi varia in relazione all’evoluzione clinica successiva.

La NASH (Steatoepatite non alcool correlata) rappresenta invece generalmente lo stadio successivo a quello di semplice NAFLD con la presenza istologicamente documentata di un processo infiammatorio cronico, cioè epatite, in evoluzione potenziale verso cirrosi e/o carcinoma epatocellulare.

NAFLD e NASH rappresentano congiuntamente, ai giorni nostri, uno degli esempi più eclatanti del “danno ambientale” legato all’attuale stile di vita, all’alimentazione, al rapporto con l’ambiente, anche in termini di “Stress ambientale” e al suo inquinamento.

Si configurano, all’interno di quella complessa alterazione del biometabolismo generale dell’organismo che assume il nome, universalmente noto, di Sindrome Metabolica, come la componente epatica di questa condizione patologica derivante dall’instaurarsi basale di una insulino-resistenza.

Non si conoscono, ad oggi, farmaci sicuramente attivi sulla Steatosi Epatica in grado di bloccare il passaggio da NAFLD a NASH, di favorire un miglioramento ecografico e istologico della degenerazione grassa degli epatociti e di scongiurare l’evoluzione della NASH , perchè in realtà occorre intervenire contemporaneamente su più siti per poter porre rimedio alle alterazioni dell’omeostasi biologica del parenchima epatico responsabili della steatosi e alle correlazioni con i processi metabolici generali dell’organismo.

a cura del Dott. Barbarini